Saturday, May 5, 2007

MORTO TORNATO IN VITA !


La storia di Daniel Ekechukwu

Risuscitato dai morti

La mattina del venerdí 30 novembre 2001, Daniel Ekechukwu, pastore della Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale Power Chapel di Onitsha, in compagnia del suo amico Kingsley Iruka portava come regalo di Natale una capra a suo padre in un villaggio vicino alla città di Owerri. Daniel guidava la sua Mercedes 230 vecchia di 20 anni. Sulla strada di ritorno verso casa, viaggiando lungo una strada ripida, i freni della Mercedes cedettero. Daniel non poté fare nulla. Il veicolo prese sempre piú velocità e cominciò a precipitare a velocità sostenuta, e finí la sua corsa schiantandosi contro un pilastro di pietra.Daniel, che non aveva indossato la cintura di sicurezza, sbatté violentemente la testa contro il parabrezza, mentre lo sterzo e la manopola compressero sul suo corpo. L’amico di Daniel, Kingsley Iruka, rimase scioccato, ma non era ferito in modo grave, cosí poté rivolgersi verso Daniel sperando che tutto andasse bene. Ma appena lo vide fu colto dal panico, perché dal naso di Daniel il sangue usciva a fiotti a causa di un danno alla testa, e aveva cominciato a vomitare sangue a seguito di una grave emorragia interna.I soccorsi arrivarono in breve tempo, e, con grande meraviglia, Daniel era stato estratto vivo dalle lamiere, e fu portato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale locale, o meglio, in una vicina struttura sanitaria.

Mandarono a chiamare sua moglie Nneka, che sopraggiunse in poco tempo e trovò Daniel ancora in vita, anche se le sue condizioni erano gravissime. Daniel, non voleva arrendersi, cosí chiese alla moglie che fosse trasferito all’ospedale dove lavorava il medico di famiglia, a Owerri. Ma si trattò di un grave errore, perché si perse del tempo.Infatti pochi minuti dopo essere stato messo nell'ambulanza, Daniel si sentí morire. Provò a sussurrare le sue ultime parole e alcune istruzioni a Nneka. Poi, la supplicò in particolar modo di assistere all’opera delle loro chiese fornendogli alcune indicazioni. Provò anche ad informarla della situazione di una delle due chiese di cui pendeva cura. Cose delle quali era necessario che fosse al corrente, ma le sue parole venivano pronunciate in modo confuso, poi in modo sconnesso, fino a quando cessò di parlare ed entrò in uno stato di incoscienza.Tuttavia, l’autista dell’ambulanza proseguí la sua corsa verso l’ospedale a sirene spiegate. Una volta giunti all’Ospedale Regionale di Owerri, corsero gridando: «Emergenza! Emergenza!».

Il medico di Daniel, però, non era in servizio, ma vi era un membro dello staff medico che subito si prese cura del caso e controllò l’ormai gravissimo stato di Daniel. Ma poco dopo si rivolse verso i familiari e con un aspetto triste annunciò che il pastore Daniel era deceduto! Il medico non ha potuto fare altro che certificare la morte di Daniel.Sua moglie Nneka naturalmente fu scioccata, ma nella sua mente cominciò a risuonare un versetto della Bibbia scritto nella lettera agli Ebrei: «Ci furono donne che riebbero per risurrezione i loro morti» (Ebrei 11:35).La fede è certezza di cose che si speranoLei cominciò ad avere la certezza che Dio avrebbe ridato la vita a suo marito, e ciò le diede coraggio. Lei voleva vedere suo marito Daniel vivo e in buone condizioni di salute. Questa certezza era inspiegabile e non naturale perché non era il risultato di uno sforzo mentale, ma come una virtú procedente da Dio stesso (Romani 12:3; 1 Corinzi 12:9). Intanto il versetto biblico di Ebrei 11:35, continuava a risuonare nella sua mente, e rendeva impossibile per Nneka accettare la chiara evidenza che Daniel fosse deceduto e permettere che fosse seppellito. Anzi, era cosí decisa che esigeva venisse fatto qualcosa.

Perciò, corsero dallo zio di Daniel, Okoronkwo Emmanuel, che viveva vicino all’ospedale e gli chiesero se conosceva l’abitazione del loro medico di famiglia, ma egli non lo sapeva. Però, pensò di portarli dal suo medico, dott. Jossy Anuebunisa, presso la Clinica di Sant’Eunice. Cosí Daniel fu trasportato fin lí, e il dottore – vedendo la determinazione di Nneka – si convinse a fare un’ulteriore verifica e ad accertarsi personalmente. Egli poteva solo confermare che era avvenuta la morte. L’ora registrata nel certificato di morte fu le 23:30 del giorno dell’incidente avvenuto con l’automobile. Il dottore redasse quindi il certificato di morte dell’avvenuto decesso del suo paziente e chiese ai familiari se erano d’accordo nel sistemare Daniel nella camera mortuaria della clinica, ma loro rifiutarono. Anzi, portarono nuovamente il corpo dal padre di Daniel, nel villaggio vicino a Owerri, e poi proseguirono verso la camera mortuaria dell’Ospedale Generale di Ikeduru, non lontano da lí. L’impresario di pompe funebri del luogo, sig. Barlington R. Manu, effettuò pure lui tutte le formalità necessarie e i normali controlli.Poi, poiché la camera mortuaria non era fornita di celle frigorifere, l’impresario di pompe funebri somministrò l’ordinaria iniezione chimica e preparò il corpo al fine di imbalsamarlo la mattina seguente. Con l’ausilio di un membro dello staff, collocò il corpo su una lastra della camera mortuaria, in mezzo ad altre due salme. Quindi, tutti andarono a dormire perché intanto era già notte inoltrata e ci si avvicinava all’una di sabato mattina.

A quel punto comincio ad accadere qualcosa di strano. L’impresario di pompe funebri fu svegliato in piena notte da ciò che egli definí «un cantare di chiesa» proveniente dalla camera mortuaria. Si alzò per andare a vedere cosa stesse succedendo, ma quel cantare cessò. Diede uno sguardo in giro, e rimase perplesso per il fatto che non trovò nessuno vicino l’edificio. Allora, ritornò a dormire. Ma subito dopo sopraggiunse ancora lo stesso canto, ma questa volta in modo piú chiaro. La musica e il canto gospel accompagnata dal battito di mani, proveniva sicuramente dalla camera mortuaria. Perciò si alzò e vi entrò dentro. Si guardò attorno, ma ancora una volta quel cantare cessò. Lí dentro non c’era nessuno oltre ai cadaveri. Ritornò indietro ancora piú turbato di prima. Ma subito dopo la musica esplose ancora per la terza volta.A quel punto, preso dal panico, uscí fuori, prese l’automobile e andò nel villaggio vicino a svegliare il padre di Daniel gridandogli con insistenza che il corpo del figlio doveva essere rimosso dall’edificio, perché stavano accadendo strani fenomeni. Il padre rassicurò l’impresario di pompe funebri dicendogli semplicemente che ciò stava accadendo unicamente perché Daniel era un uomo di Dio. E cosí il figlio morto fu lasciato dov’era, ossia nella camera mortuaria, tutta la notte fino al mattino, e anche per tutto il giorno del sabato. In ogni modo, i custodi della camera mortuaria non udirono piú alcuna musica gospel.La fede: il punto di svoltaNel frattempo la moglie di Daniel era sempre piú convinta che suo marito sarebbe ritornato in vita, cosí pretese che il suo corpo fosse portato alla chiesa di Onitsha dove il pastore Reinhard Bonnke avrebbe parlato quella domenica mattina in un culto di dedicazione della Grace of God Ministries.

Il padre di Daniel non era d’accordo con la nuora, ma, data la tenacia di Nneka e poiché era un Mormone, dichiarò che si sarebbe recato dal cadavere del figlio per «colpirlo con la Bibbia per sette volte», e se Daniel non fosse risorto allora Nneka avrebbe dovuto accettare il fatto che egli era morto, morto per sempre; e ciò avrebbe dovuto porre fine alla questione. Egli andò e percosse il cadavere per sette volte, come aveva detto, ma senza alcun risultato. Nneka, essendo invece una cristiana nata di nuovo, ritenne che un mormone non poteva comprendere, anzi l’azione del suocero era tesa a scoraggiarla, ma lei non volle arrendersi. Tormentò il suocero affinché Daniel venisse portato alla riunione del pastore Bonnke. Il suocero, rendendosi conto che se si fosse rifiutato, la nuora gli avrebbe rinfacciato per tutta la vita che lui aveva negato una richiesta in beneficio del marito, cedette.Cosí il giorno dopo, la domenica 2 dicembre, andarono a prendere il corpo dalla camera mortuaria. L’impresario delle pompe funebri era molto preoccupato per quanto si stava facendo, e per celare il fatto che un corpo si stesse portando via – come infatti stava accadendo con un’ora e mezza di percorso in macchina verso Ontisha – egli vestí il cadavere come per il funerale, lo collocò in una bara e chiuse il coperchio. Una volta messo Daniel nella bara, partirono.

Arrivati in prossimità della chiesa, l’ufficiale statale addetto al controspionaggio e i gli uscieri (i fratelli del servizio d’ordine) che li videro con quella bara, ordinarono loro di fermarsi e di ritornare immediatamente indietro. Ma Nneka era determinata: Supplicò gli agenti e i fratelli del servizio d’ordine di farli entrare. E insistette non solo affinché la bara avesse accesso nell’area della chiesa, ma affinché fosse portata persino all’interno del locale di culto. Colpiti dalla tenacia e dalla convinzione della donna, gli agenti si convinsero. E, dopo avere verificato che la bara contenesse effettivamente un cadavere e non fosse uno stratagemma terroristico per piazzare una bomba, permisero loro di proseguire. Tuttavia, l’idea di portare una bara con un cadavere in una chiesa affollata e a culto iniziato, incuteva giustamente un po’ di timore per il tumulto e il panico che avrebbe potuto provocare nella folla. Ma il figlio del pastore della chiesa, Paul Jr., anche lui un pastore, informato di quanto stava accadendo, dopo avere chiesto il permesso al padre, fece portare la bara con il cadavere all’interno della chiesa, ma non nella sala da culto. Si decise di portare la bara con la salma in una delle stanze usate dai bambini per la Scuola Domenicale. Cosí i bambini furono trasferiti in un’altra stanzetta, nel piano inferiore, e il cadavere fu sistemato nella stanza del piano superiore e steso su un tavolo.

Il figlio del pastore, Paul, e un altro pastore della chiesa (la chiesa ha diversi pastori – n.d.t.), Bathcomery Nkwando, subito dopo si resero conto che il cadavere era particolarmente irrigidito, soprattutto gli arti. Nel frattempo, altri due pastori, Lawrence Onyeka e Luke Ibekwe, avevano lasciato la sala dove si stava svolgendo il culto e si erano uniti a loro per controllare che ogni cosa venisse fatta con ordine.Ritorno in vitaContemporaneamente nell’auditorium principale si svolgeva il culto, e il pastore Reinhard Bonnke, ignaro di quanto stava accadendo nelle stanze adiacenti, stava predicando e pregando sopra. Dopo un po’, però, i pastori che si trovavano nella stanza della Scuola Domenicale, si accorsero che avvenivano delle lievi contrazioni nello stomaco del cadavere. Allora il corpo fece un respiro, e in breve tempo ebbe luogo un respiro irregolare a «brevi scatti», come essi riferirono piú tardi. Incoraggiati, i pastori si gettarono con la faccia a terra in una preghiera di intercessione e di richiesta. Tolsero via dal corpo i guanti, le calze e la camicia, e cominciarono a massaggiare il corpo dalla testa ai piedi, poiché Daniel era – come dissero poi – «rigido come una verga di ferro». Chiesero poi che fossero portati dei ventagli per fare un po’ d’aria a Daniel. Appena questa notizia si seppe nell’auditorium di sopra dove si stava svolgendo il culto, i fedeli scoppiarono in grida di lode. A quel punto, il pastore Lawrence annunciò ai fedeli: «oggi, domenica pomeriggio, esattamente alle 17:15, quindi due giorni dopo il decesso, il pastore Daniel ha aperto gli occhi e si è messo seduto».Le persone cominciarono ad affollare la sala per vedere questo «uomo di risurrezione», come venne definito.

Il pastore Lawrence si preoccupò che Daniel non avesse abbastanza ossigeno, cosí lo sollevò e lo fece salire sul pulpito della chiesa. Lí, Daniel disse per la prima volta: «Acqua, acqua». Dapprima gliene diedero piccoli sorsi, e poi gli portarono del the caldo. Per fare in modo che avesse piú spazio lo fecero sedere su una sedia del palco, dove parecchie centinaia di persone lo videro riprendersi lentamente. Ma ancora non aveva ripreso conoscenza e non riconosceva nessuno, nemmeno il figlio che intanto era salito anche lui sul palco per vedere il padre da vicino. Tuttavia, faceva progressi e, poche ore dopo, durante la sera, riprese coscienza.Com’era d’aspettarselo, il pastore Daniel divenne la meraviglia della città, e le folle di curiosi e di giornalisti cominciarono ad assediare la sua casa. Perciò si decise di portare il fratello Daniel in un luogo piú tranquillo e segreto per qualche giorno affinché potesse recuperare le forze fisiche.La cosa che lasciò ancora piú esterrefatti fu che l’uomo non solo era tornato in vita, ma le gravi ferite riportate alla testa a causa dell’incidente, erano totalmente scomparse. Il fratello Daniel era tornato in vita ed era stato anche completamente guarito. Il pastore Reinhard Bonnke nel frattempo aveva lasciato la città perché aveva già prenotato un volo che l’avrebbe portato altrove per predicare l’Evangelo. Forse qualcuno potrebbe dubitare di questa testimonianza, ma ecco le prove inconfutabili:

1. Per due giorni il fratello Daniel non respirò e il suo cuore cessò di battere;
2. Tutto ciò avvenne in un ambiente caldo (vi ricordo che la Nigeria ha un clima molto caldo – n.d.t.), perché la salma non fu messa in nessuna cella frigorifera;
3. Gli fu iniettata una forte sostanza chimica per frenare la decomposizione.
4. Fu trasportato per ore da un posto all’altro;
5. Fu posto in una stretta bara senz’aria per ore;
6. Come minimo avrebbe dovuto riportare gravi danni cerebrali, ma cosí non è stato; anzi è vivo e senz’alcuna conseguenza negativa.
7. Non si tratta di qualcosa avvenuta in privato, ma di un fatto pubblico a cui hanno assistito migliaia di persone, alcune delle quali coinvolte direttamente.

Insomma, si tratta di un vero risveglio dalla morte. Dio ha operato ciò, ma se proprio si vuole fare un nome, è Nneka. Solo la sua fede ha impedito la sepoltura di Daniel, per portarlo nel posto in cui lei era convinta che Dio l’avrebbe riportato in vita. Nneka, ha creduto nei servi di Dio, e che nell’atmosfera in cui Reinhard Bonnke ministrava la Parola di Dio, questo miracolo sarebbe stato possibile. La fede della moglie Nneka ha dettato l’intera vicenda e la sua fede è stata onorata. Da chi? Chi ha onorato la sua fede? Soltanto Dio!Tratto da:

http://www.livinginjesus.de e http://www.cfan.org Per vedere foto e articoli di giornale http://www.adivasto.it/testimonianze/morto_torna_in_vita.html

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